21div21:00IN THE PENAL COLONY | Opera21:00 Via del Cuore, 56127 Pisa PI
Orario
(Sabato) 21:00
Luogo
Teatro Sant'Andrea
Via del Cuore, 56127 Pisa PI
Dettagli
Produzione FuoriOperaregia Massimo Maranimusiche di Philip GlassVirtuoso EnsembleDirezione musicale Andrea Gottfriedcon Alessandra Indolfi, Roberta Indolfi e Michelangelo Canz
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Produzione FuoriOpera
regia Massimo Marani
musiche di Philip Glass
Virtuoso Ensemble
Direzione musicale Andrea Gottfried
con Alessandra Indolfi, Roberta Indolfi e Michelangelo Canz
Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso
(H.A.)
Cosa fa di un uomo un uomo e di un mostro un mostro? La sua natura? Le sue azioni? La sua capacità di discernere il bene dal male?
I tre esseri umani protagonisti di questo intenso dramma, nato dalla penna di Franz Kafka nel 1914 e trasposto in forma operistica solo nel 2000 dal sapiente minimalismo di Philip Glass, costituiscono un campione di umanità sorprendente.
L’Ufficiale è indubbiamente umano nell’aspetto e nella natura; e tuttavia la sua condotta, nostalgicamente aggrappata a un passato defunto, lo porta a commettere azioni apertamente inumane. Il Condannato, pur agendo in scena con mansueta umanità, proprio a causa della stessa è descritto con connotati quasi animaleschi. Il Visitatore, dal canto suo, sembrerebbe il perfetto rappresentante della moderna natura umana; e tuttavia lo è a tal punto da ridurre la sua etica interiore a mero esercizio, facendosi inattivo spettatore di orrori a cui si oppone solo nel concetto.
I mali che la spietata creatività di Kafka riversa davanti ai nostri occhi non possono ridursi a una contrapposizione tra giusto e sbagliato, a un semplice esercizio logico ed etico: diventano espressione estetica di un’intrinseca imperfezione della macchina umana.
In una fase culturale che costantemente manifesta la necessità di spettacolarizzare il male, l’inumano, in cui proliferano mitizzazioni di figure criminali e in cui si distoglie strumentalmente lo sguardo dinanzi ai quotidiani orrori, In the Penal Colony ci ricorda, anzitempo e comunque troppo tardi, che il male raramente viene perpetrato dai mostri; e che, pur nel banale squallore che ammanta i suoi esecutori, siamo tutti complici nel permettergli di dilagare.
Le scelte registiche per l’allestimento si allineano all’essenzialità della musica: pochi elementi scenici dal profondo valore simbolico, costantemente rimescolati.
La scatola sabbiosa, isolata dal mare che ne intrappola i prigionieri, lascia il posto alla scarna sala da tè che ospita suo malgrado le spoglie del Vecchio Comandante: espressione di un’antica tradizione, nutrita da secoli di colonialismo economico e militare, quel luogo di riti familiari manifesta l’ossessivo attaccamento alla tradizione e pone una maschera di rassicurante civiltà sull’abietta condotta dei suoi occupanti.
L’altro elemento preminente è la parola: scritta, letta, pronunciata; parola degli autori e di altri pensatori, che riecheggia di forme e di significati.
Il Verbo, che nel racconto di Kafka più che farsi carne nasce nella carne e di carne si ciba, si diffonde sulla carta, sui corpi dei performer, nell’aria densa di note e di silenzi; penetra nelle ossa e troneggia sullo schermo-fondale, attraverso il quale il Visitatore offre allo spettatore il suo privilegiato punto di vista.
La Macchina, perversità dell’ingegno umano, esiste solo nell’immaginazione: non c’è nulla di orribilmente vivido come ciò che abita i più oscuri recessi della nostra mente.
CREDITI:
Direzione: Andrea Gottfried
Visitatore: Riccardo Botta
Ufficiale: Giorgio Valerio
Musicisti: Virtuoso Ensemble
Performer: Alessandra e Roberta Indolfi, Michelangelo Canzi
Regia, Scene, Costumi: Massimo Marani
Coreografie: Alessandra e Roberta Indolfi
Dramaturg: Massimo Marani
Consulenza video: Studio Cult