EDIZIONE 2024
KAFKA, L’EREDITÀ UNIVERSALE
visioni surreali di un profeta del nostro tempo
Quest’anno, il Festival Nessiah celebra il centenario della morte di Franz Kafka, una delle figure letterarie più interessanti del XX secolo.
Nato a Praga nel 1883, ha lasciato un’impronta indelebile nella letteratura mondiale, esplorando temi universali come l’alienazione, la burocrazia e l’assurdo.
Tuttavia, è nell’intricato rapporto tra Kafka e la sua identità ebraica che si trova una delle chiavi più profonde per comprendere la sua opera e in parte alcune sue scelte di vita.
Cresciuto in un contesto familiare ebraico ashkenazita, Kafka era affascinato dalle tradizioni e dalle storie del popolo ebraico.
Fu influenzato dall’ambiente culturale della sua città natale, Praga, un crocevia di culture ebraiche, tedesche e ceche ricco di tensioni e di fermento intellettuale, ricco nutrimento e stimolo per le sue riflessioni sul senso di essere ebreo in un’epoca di cambiamenti sociali e politici radicali.
Nel corso del festival, esploreremo come quell’angoscia esistenziale e quel senso di straniamento che troviamo diffusi nella sua poetica possono essere collegati alla sua eredità ebraica.
Le opere di Kafka sono spesso intrise di temi che richiamano il Talmud e la Kabbalah, come il senso di colpa, la ricerca di giustizia e il destino dell’individuo di fronte a forze Incomprensibili.
Attraverso concerti, conferenze, letture e performance teatrali, il festival offrirà un’opportunità stimolante per riflettere sull’influenza della cultura ebraica nella vita e nell’opera di Kafka.
Esploreremo come le sue storie, spesso descritte come enigmatiche e surreali, riflettano le ansie e le speranze di un uomo che si interrogava costantemente sul significato dell’identità dell’uomo in un mondo in rapida trasformazione.
PROGRAMMA
novembre
24nov17:30 IL MEDIORIENTE A TAVOLA | Show Cooking17:30 Lungarno Gambacorti, 9, 56125 Pisa PI
Orario
(Domenica) 17:30
Luogo
PALAZZO BLU
Lungarno Gambacorti, 9, 56125 Pisa PI
Dettagli
a cura degli Chef Tze’ela Rubinstein e Shady Hasbunmodera il giornalista Adam Smulevich Con una prospettiva cross-culturale,
Dettagli
a cura degli Chef Tze’ela Rubinstein e Shady Hasbun
modera il giornalista Adam Smulevich
Con una prospettiva cross-culturale, che racconta il mediterraneo a quattro mani attraverso le tradizioni gastronomiche delle sue diverse comunità, musulmana, ebraica e cristiana, Tze’ela e Hasbun ci propongono tre ricette straordinarie, tre piatti vegetariani creativi, originali e ricchi di sapore.
Un viaggio mediterraneo nella cucina mediorientale da parte due Chef che oggi vivono in Toscana, condotto dal giornalista Adam Smulevich e arricchito da racconti e ricordi di infanzia.
Show cooking e menù degustazione:
PER UN PIATTO DI LENTICCHIE…MJADDARA
Riso con lenticchie, cipolle croccanti e salsa allo yogurt
IL HUMMUS TOSCANO CON PINZIMONIO
Crema di ceci al sesamo con verdure tiepide croccanti
IL COUS COUS CHE SI CREDEVA UN BABA GHANUSH
Involtino di melanzane ripieno di cous cous e topping alla tahina
Tze’ela Rubinstein, da anni trapiantata in Toscana, viaggiatrice culinaria fra culture e tradizioni, porta la sua esperienza gastronomica mettendo a confronto la tradizione della cucina mediorientale con quella italiana. Ha rappresentato Israele in diverse edizioni del “Couscous Fest” in Sicilia e “GiroTonno” in Sardegna, portando le sue interpretazioni ai campionati mondiali dei piatti presentati nei Festival. È impegnata nella divulgazione della cucina ebraica attraverso lezioni teoriche e pratiche nelle quali introduce studenti e curiosi alle regole della Kasherut.
Shady Hasbun, gastronomo alchimista di origini palestinesi che coniuga tradizione e innovazione unendo i sapori della cucina italiana con quelli della cucina mediorientale. Laureato in Scienze dei Beni Culturali propone interpretazioni culinarie d’autore. È Console dell’Accademia Italiana Gastronomia Storica per il Medio Oriente.
Adam Smulevich giornalista professionista, classe 1985, lavora nella redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. È autore di vari saggi. Il suo ultimo libro, pubblicato da Minerva, è Israele. Tra abisso e speranza. Viaggio nell’anima di un paese.
Orario
(Sabato) 21:00
Luogo
Teatro Nuovo
Piazza della Stazione, 16, 56125 Pisa PI
Dettagli
ispirato all'opera e alla poetica di Franz Kafkascrittura e regia Alessandro Brucionicon Silvia Lazzeri, Andrea Fiorentini e Andrea Consoleluci Attila Horvathconfronto artistico Carlo Scorrano
Dettagli
ispirato all’opera e alla poetica di Franz Kafka
scrittura e regia Alessandro Brucioni
con Silvia Lazzeri, Andrea Fiorentini e Andrea Console
luci Attila Horvath
confronto artistico Carlo Scorrano
produzione Festival Nessiah
coproduzione Nuovo Teatro Binario & Mowan Teatro
… con ironia sovrumana l’autore praghese ultima lo sgretolamento delle altezze, come si trattasse di vette sprofondate, decadute o piuttosto cadenti, prive di autorevolezza, forse inesistenti …
Walter Benjamin
La cacciata dal Paradiso, nella sua parte essenziale, è eterna. Quindi la cacciata dal paradiso è si definitiva, (la vita nel mondo inevitabile) però l’eternità del processo rende nondimeno possibile non solo che noi si possa rimanere perennemente in paradiso, ma che davvero si sia perennemente in paradiso, non ha importanza che noi, qui, lo si sappia o no.
Aforisma – Franz Kafka
L’opera di Franz Kafka è indiscutibilmente una delle più importanti della letteratura del novecento. Nei suoi scritti si ritrovano alcuni tra i temi più significativi della nostra epoca: esclusione e isolamento, il rapporto uomo-società e singolo-moltitudine, il confine tra desiderio e verità, le contraddizioni tra le forze esterne e interne che sollecitano e spingono l’uomo verso un destino spesso complesso, inspiegabile e soprattutto inaccessibile. Come se l’uomo vivesse enigmaticamente in bilico tra un destino inconoscibile e inevitabile e il desiderio insopprimibile di comprenderlo, tra l’insensatezza del suo esserci e il conforto di una spinta irresistibile verso la ricerca di una verità di sé. Anche se sembra impossibile ottenere un risultato soddisfacente, significativo o realmente appagante. Anzi, in Kafka, forse, sembra più opportuno desiderare l’oblio, in modo che tutto resti come “sembra sia” o “che dovrebbe essere”, per starvi dietro o dentro, senza troppo pensarvi, per smettere di occuparsi così tanto di se stessi, per ancorarsi in un altrove di ordine e sicurezza, per non sentirsi colpevolmente morti, per non vivere nella sfiducia costante del proprio essere. Del resto “non si può non vivere”.
K è uno spettacolo sul mondo poetico di Franz Kafka, su un mondo interiore dove si rincorrono figure ridicole e grottesche, personaggi e visioni spettrali che appaiono e svaniscono senza sosta in un incubo di vortici reali e irreali. Una proliferazione schizofrenica illimitata, a volte drammatica, a volte ridicola e comica, a volte romantica dove l’umanità si rivela rintanata in un vizioso, colpevole, buffo e sofferente destino e in una altrettanto eroica, erotica, scorretta, silenziosa, violenta, tenace e arcaica condizione. Questa è la storia di Kafka. La storia di K. La storia di tutti i suoi personaggi.
dicembre
Orario
(Domenica) 21:00
Luogo
Teatro Sant'Andrea
Via del Cuore, 56127 Pisa PI
Dettagli
Mark Kovnatskiy, violino In questo concerto, Mark Kovnatskiy si dedica alle sue composizioni più recenti all'interno del
Dettagli
Mark Kovnatskiy, violino
In questo concerto, Mark Kovnatskiy si dedica alle sue composizioni più recenti all’interno del programma Di Naye Yidishe Melodyes (le nuove melodie yiddish).
A tutt’oggi, esistono vari cliché sulla cultura ebraica in generale e sulla musica klezmer in particolare. Una delle convinzioni più diffuse è che il patrimonio culturale degli ebrei ashkenaziti sia stato irrimediabilmente distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale e ora sopravviva solo come una lontana eco, simile a un pezzo da museo d’antiquato.
Molti dei protagonisti della scena culturale yiddish di oggi lottano attivamente contro questa visione dimostrando che questa cultura non è stata né distrutta né conservata “come i ricordi polverosi dei nonni”, ma, al contrario, gode di ottima salute grazie a una grande creatività e competenza. Nasce così un nuovo suono che unisce melodie tradizionali a generi musicali moderni, tra cui rock, jazz, classica, ska e persino rap. Allo stesso tempo, si compongono nuove melodie sia in stili tradizionali che più moderni. Tra i compositori più attivi c’è sicuramente il violinista Mark Kovnatskiy.
Ha iniziato la sua carriera come violinista classico e si è dedicato sempre più alla musica klezmer dal 2003. Insegna nei festival internazionali da oltre 19 anni e, parallelamente al suo lavoro di compositore e insegnante di danze yiddish, è uno dei principali violinisti klezmer al mondo, con esibizioni negli Stati Uniti, Canada, Europa, Israele e Giappone. Mark Kovnatskiy è membro di diversi ensemble e collabora regolarmente con interpreti di spicco della musica yiddish, nonché con orchestre classiche.
Compone la propria musica dal 2004 e ha già pubblicato due raccolte delle sue opere. Tra gli esecutori delle sue composizioni a livello mondiale ci sono numerosi musicisti classici e klezmer, tra cui Steven Greenman (USA), i membri della San Francisco Symphony (USA), la Neue Philharmonie Westfalen (Germania), Klezmer Loshn (Francia) e Dreydel Orchestra (Giappone).
Il programma è composto da brani di Mark Kovnatskiy, scritti nello stile della musica tradizionale klezmer, chassidica, moldava, ucraina e mediorientale.
Orario
(Giovedì) 18:00
Luogo
Gipsoteca di Arte Antica
Piazza S. Paolo All'Orto, 20, 56126 Pisa PI
Dettagli
In occasione del centenario della morte di Franz Kafka, con il suo tocco inimitabile divertente e acuto, Nicolas Mahler ritrae la vita del grande autore attraverso una straordinaria
Dettagli
In occasione del centenario della morte di Franz Kafka, con il suo tocco inimitabile divertente e acuto, Nicolas Mahler ritrae la vita del grande autore attraverso una straordinaria opera di esplorazione dei suoi più cupi abissi, e restituisce al lettore contemporaneo tutta la forza attrattiva del mix di malinconia e humor nero tipico del grande scrittore ceco.
La presentazione del libro, uscito in traduzione italiana presso le Edizioni Clichy, sarà a cura delle germaniste Giovanna Cermelli e Serena Grazzini (UniPi) e accompagnata da un reading teatrale ispirato alle opere di Kafka da parte dell’attrice Evelina Meghnagi.
In collaborazione con Università di Pisa e ACIT Pisa – Goethe Institut
L’illustratore e fumettista Nicolas Mahler è nato nel 1969 a Vienna, dove ora dirige la Scuola di Poesia. I suoi lavori vengono abitualmente pubblicati su testate come “Die Zeit”, “NZZ am
Sonntag” e “Frankfurter Allgemeine Sonntagzeitung”. Nel 2006 ha vinto il prestigioso premio “Max e Moritz” come miglior fumettista tedesco, premio che si è poi aggiudicato anche nel 2008 e 2010. Le sue opere sono tradotte in una decina di lingue.
Evelina Meghnagi, nata a Tripoli, da una famiglia ebraica di antica tradizione, cresce e si forma in Italia. Coniugando di frequente la recitazione e il canto, lavora prevalentemente in teatro, interpretando diverse composizioni di autori contemporanei in alcuni casi scritte appositamente per lei. Ha studiato antropologia all’Università La Sapienza di Roma. Sefardita appassionata di musica ebraica, diviene presto una delle interpreti più accreditate delle melodie della tradizione ebraica sefardita e yemenita, e con i suoi concerti contribuisce a far conoscere questo repertorio al pubblico di alcuni prestigiosi teatri d’Italia e del mondo. Ha inoltre composto melodie per spettacoli teatrali, come anche per alcuni film e sceneggiati televisivi, curandone e interpretandone la parte musicale, collaborando con registi come Luca Ronconi e Maurizio Scaparro.
08div11:00LA TRAGEDIA DELL'ARTE | Spettacolo Burattini11:00 Via Palestro, 24, 56127 Pisa PI
Orario
(Domenica) 11:00
Luogo
Sinagoga Pisa
Via Palestro, 24, 56127 Pisa PI
Dettagli
A cura di Tomas Simcha Jelinek Uno spettacolo non solo per bambini, proposto con un teatrino a
Dettagli
A cura di Tomas Simcha Jelinek
Uno spettacolo non solo per bambini, proposto con un teatrino a tracolla, che nasce come Teatro di Mangiafuoco con i protagonisti Colombina, Pulcinella e Arlecchino, tipica Commedia dell’Arte, ma che si intitola “La tragedia dell’Arte”. A questo si abbina “Kafka, Golem e Praga” fatto con delle patate, tipica tradizione Boema degli spettacoli da strada nei mercati. Il Golem fu creato dalla terra dal Rabbino Loew, perciò non è un frutto dell’amore, in ebraico ”tapuach ahavah”, ma è un frutto della terra, in ebraico letteralmente “tapuach Adamah”, che significa anche, proprio , patata, Ed ecco che kabalisticamente tutto torna con precisione.
Tomas Simcha Jelinek artista ebreo di origine boema. È laureato presso l’Accademia delle Arti Musicali a Praga con una tesi sulla Educazione creativa. Successivamente ha lavorato presso teatri professionali della Cecoslovacchia a Plzen e a Liberec fino al 1981, anno della sua emigrazione in Italia. Arrivato a Firenze si è trasferito nella campagna chiantigiana dove vive tuttora. In Italia ha continuato ad esercitare la professione di teatrante, principalmente come burattinaio, ed ha presentato i miei spettacoli in Europa, Nord Africa e Israele ricevendo importanti riconoscimenti presso vari festival del settore. Interpreta la tradizione traducendola nel linguaggio fantasioso ed evocativo dei burattini. I piccoli spettatori assistono alle rappresentazioni di Quadri di vita ebraica apprendendo in forma di gioco le storie dell’origine e dei significati di alcuni importanti momenti della vita religiosa e tradizionale. Da oltre 20 anni gestisce a Firenze il ristorante kasher “Ruth’s”. Un piccolo angolo di Mitteleuropa nel cuore della Toscana.
Orario
(Domenica) 21:00
Luogo
Gipsoteca di Arte Antica
Piazza S. Paolo All'Orto, 20, 56126 Pisa PI
Dettagli
Francesco Socal, clarinetto, sassofono, voceRoberto Durante, pianoforte, fisarmonicaPietro Pontini, violino, violaEnrico Milani, violoncello NB tutti i membri
Dettagli
Francesco Socal, clarinetto, sassofono, voce
Roberto Durante, pianoforte, fisarmonica
Pietro Pontini, violino, viola
Enrico Milani, violoncello
NB tutti i membri suonano piccoli oggetti rumorosi non ben identificati
Minimal Klezmer è un quartetto nato a Londra nel 2011 dall’incontro di quattro musicisti accomunati da una formazione classica, un’attitudine all’improvvisazione, una certa affinità con l’estetica dadaista e una passione fatale per la musica klezmer. Il repertorio nasce da una ricerca sulle fonti classiche e dalla loro destrutturazione e rielaborazione: il klezmer tradizionale, registrato agli inizi del secolo scorso da solisti e orchestre (J. Solinsky, N. Brandwein, A. Schwartz, J. Hoffman, ecc.), ma anche opere provenienti da altre tradizioni dell’Europa orientale (Romania, Ungheria, Grecia, ecc.) vengono ripensati attraverso pratiche compositive e interpretative tratte dalla musica d’arte del ventesimo secolo (jazz, improvvisazione libera, musica da camera). La performance è fortemente influenzata dalla musica di strada, che rappresenta sia l’origine del gruppo sia il suo campo di formazione costante. L’uso di strumenti acustici principalmente “portatili”, accompagnati da oggetti di scena di vario genere, dà vita a uno spazio scenico musicale e teatrale in miniatura dove si alternano momenti di ascolto meditativo e incursioni nel mondo della danza e del cabaret. Il gruppo vanta produzioni discografiche (Minimal Klezmer, 2012; Oy wOioi, 2014) e numerosi spettacoli in teatri, jazz club, festival e varie celebrazioni in tutta Italia, Francia, Germania, Ungheria e Regno Unito. Un nuovo album, Ӧt mínusz kettő, è stato pubblicato nel maggio 2023 dalla storica etichetta jazz veneziana Caligola. In questo terzo lavoro, il viaggio nella musica klezmer ed est-europea continua con un notevole arricchimento di composizioni musicali.
Klezmer e klezmorim
Minimal Klezmer è concepito come un omaggio alle orchestre di klezmorim che percorrevano in lungo e in largo l’Europa orientale fin dall’inizio del XX secolo. Formate da musicisti di estrazione popolare, spesso malvisti per la loro condizione di vagabondaggio e per il loro spirito irriverente e libertario, i klezmorim suonavano principalmente negli shtetl durante le feste tradizionali, ma non di rado anche in ambienti cattolici o ortodossi: il loro repertorio finiva per combinare la tradizione musicale dei canti sacri della sinagoga con il folclore dell’Europa orientale. Il risultato fu una nuova e variegata forma musicale, il klezmer, a volte profondamente meditativa e altre volte gioiosa, dove il suono dello strumento solista segue e rende l’ambivalenza e la complessità delle passioni che abitano l’animo umano.
11div18:00DELITTI E SEGRETI (KAFKA) | Film18:00 Vicolo Scaramucci, 2, 56125 Pisa PI
Orario
(Mercoledì) 18:00
Luogo
Cinema Arsenale
Vicolo Scaramucci, 2, 56125 Pisa PI
Dettagli
di Steven Soderbergh Proiezione in lingua originale con sottotitoli in italianoFrancesca Bianchi dialogherà con il pubblico sul film proposto
Dettagli
di Steven Soderbergh
Proiezione in lingua originale con sottotitoli in italiano
Francesca Bianchi dialogherà con il pubblico sul film proposto
Delitti e Segreti (Kafka) è un film del 1991 diretto da Steven Soderbergh liberamente tratto dalla vita e dalle opere di Franz Kafka.
Il film miscela vita e fiction fornisce una presentazione semi-biografica della vita e dell’opera di Kafka. La narrazione porta Kafka attraverso molti dei suoi scritti, soprattutto Il castello e Il processo.
La giornalista Francesca Bianchi dialogherà con il pubblico conducendolo attraverso una breve analisi piena di curiosità.
TRAMA
Praga. anno 1919. Franz Kafka, diligente funzionario di un istituto assicurativo e, nel tempo libero, aspirante scrittore, indaga sulla sparizione dell’amico e collega di lavoro Edouard Raban. Durante l’indagine si imbatte in Gabriela, amante di Raban, e anch’essa impiegata nell’ufficio di Kafka, ma al contempo membro assieme al partner di un gruppo anarchico che organizza attentati dinamitardi verso le autorità che governano dal fantomatico Castello. In seguito al ritrovamento del corpo di Raban, per la cui morte la polizia preme verso l’ipotesi di suicidio, Kafka riceve la promozione destinata all’amico, e riesce a scoprire il caso Orlac, che egli seguiva prima di morire.
Orario
(Domenica) 16:00
Luogo
Domus Mazziniana
Via Giuseppe Mazzini, 71, 56125 Pisa PI
Dettagli
relatore: Roberto Zadik All'ombra di Kafka: non solo uno scrittore ma anche un cupo esistenzialista che ha
Dettagli
relatore: Roberto Zadik
All’ombra di Kafka: non solo uno scrittore ma anche un cupo esistenzialista che ha previsto le dittature del Novecento:
Scomparso un secolo fa lo scorso 3 giugno, pochi scrittori come il misterioso e intenso Franz Kafka hanno saputo non solo immergersi con arguta sensibilità nelle angosce dell’uomo contemporaneo ma si sono rivelati “profeti laici” in grado di prevedere future catastrofi. Ma chi è stato Kafka e come mai si è rivelato così determinante nel panorama culturale contemporaneo? Su questo interrogativo indagherà il giornalista di Cultura e Spettacoli e conduttore Roberto Zadik durante l’evento “Kafka, non solo gigante letterario ma profeta laico dei tormenti del Novecento, dalle dittature comuniste al nazismo”. Un viaggio unico nel suo genere non solo nella travagliata e sfortunata esistenza di questo prodigioso intellettuale, vissuto nemmeno quarantun’anni ma un ‘analisi su come nei suoi capolavori come Il processo, del quale Zadik proporrà uno spezzone del film capolavoro del regista Orson Welles, famoso per il suo Quarto Potere, abbiano saputo prevedere la giustizia sommaria dei regimi comunisti piuttosto che opere inquietanti come La metamorfosi siano state preveggenti delle campagne naziste della propaganda dello spietato Goebbels nelle quali non a caso gli ebrei venivano paragonati a degli scarafaggi come il mostro in cui si trasformò il protagonista del racconto kafkiano.
Durante la conferenza, Zadik intratterrà il pubblico con una serie di riflessioni sulla tormentata personalità dello scrittore, che visse una vita assai anonima nascosto nei panni di un rigoroso assicuratore per dedicarsi solo nel tempo libero e spesso la notte alla sua passione per la letteratura, di curiosità riguardo al complesso rapporto col padre a cui scrisse la struggente e mai recapitata “Lettera” e sul suo intenso e appassionato rapporto con le svariate donne che ha conosciuto, dalla fidanzata Felice Bauer, alla giornalista Milena Jesenka, all’ultima sua “fiamma” l’insegnante e attrice ebrea polacca Dora Diamant con cui sognò di scappare nell’allora Palestina Mandataria per vivere assieme.
Una analisi approfondita e sintetica di un personaggio geniale come Kafka, estremamente stimolante e attuale, specialmente in questa contemporaneità lacerata da antisemitismo e crisi economica e decisamente “kafkiana” del quale si continua a parlare e su cui, dal 31 ottobre uscirà il nuovo film “L’amore secondo Kafka” della coppia di registi George Maas e Judith Kaufmann che racconta il suo ultimo anno di vita e la sua precoce fine con il fisico e la mente ormai minati dalla tubercolosi. Un evento per conoscere e approfondire l’universo kafkiano, addentrandosi in una serie di lati inediti, dal vegetarianesimo dell’autore, alla sua curiosità verso il cinema e le tecnologie, alla sua identità ebraica così complessa, dal suo ateismo giovanile all’interesse per il Talmud degli ultimi anni e alla sua amicizia con lo scrittore ebreo osservante Max Brod che lo fermò dalla decisione di bruciare i suoi manoscritti pubblicando invece tutte le sue opere dopo la morte e consegnandone il nome a una notorietà postuma che dura fino ad oggi e che suscita crescente interesse.
Orario
(Domenica) 20:30
Luogo
Palazzo delle Muse
Piazza Mazzini, 12, Viareggio LU
Dettagli
Gabriele Coen, sax soprano, clarinettoBarbara Eramo, voceAlessandro Gwis, pianoforte Dopo una lunga esperienza nel mondo della musica
Dettagli
Gabriele Coen, sax soprano, clarinetto
Barbara Eramo, voce
Alessandro Gwis, pianoforte
Dopo una lunga esperienza nel mondo della musica strumentale ebraica, Gabriele Coen torna con un nuovo progetto che esplora l’intensità emozionale del canto ebraico, incentrandosi sulle canzoni yiddish dell’Europa centro-orientale e sulle melodie sefardite delle comunità mediterranee. La cultura yiddish ha dato vita, nel corso dei secoli, a un vasto repertorio musicale che riflette la storia, i sentimenti e le vicende di un popolo in diaspora. Questo universo di canzoni raccoglie brani d’amore, ninna nanne, canti sacri e profani, dove malinconia e gioia, ironia e tragico si intrecciano. Nei momenti di crisi, la canzone yiddish si è adattata alle esigenze del tempo, assumendo toni di lotta sociale e, con l’intensificarsi dei pogrom nella Russia zarista e la minaccia nazista, è diventata una voce di resistenza, un grido d’aiuto e un atto di fede. Nei ghetti e nei campi di concentramento, il canto yiddish ha offerto un fragile conforto, trasformandosi in espressione ultima della dignità umana. Parallelamente, la tradizione sefardita affonda le sue radici nella penisola iberica, anticamente nota come Sefarad. Dopo la definitiva espulsione degli ebrei spagnoli nel 1492, le comunità sefardite migrarono in tutta Europa e nel bacino del Mediterraneo, stabilendosi in paesi come il Marocco, l’Algeria, la Grecia e i territori dell’Impero Ottomano. In esilio, gli ebrei sefarditi hanno conservato la lingua e la cultura spagnola, fondendole armoniosamente con le tradizioni locali. La musica sefardita, con il suo carattere transnazionale, rappresenta un esempio sublime di contaminazione culturale, intrecciando sonorità ebraiche con influenze arabe e rinascimentali, e rivelando una raffinata capacità di dialogo tra mondi e culture diverse.
Gabriele Coen è un sassofonista, clarinettista e compositore italiano che unisce jazz e musica etnica mediterranea ed est-europea. Fondatore del gruppo KlezRoym e del progetto “Jewish Experience”, ha inciso per l’etichetta Tzadik Records di John Zorn e composto colonne sonore per il cinema. Dal 2013 guida un quintetto con cui ha reso omaggio a Leonard Bernstein e ha esplorato la musica sefardita nel progetto “Sephardic Beat”.
Barbara Eramo è una cantante e autrice tarantina nota per le sue collaborazioni in ambito musicale e cinematografico. Nel duo Eramo & Passavanti ha vinto premi al Festival di Sanremo, e ha collaborato con compositori celebri per colonne sonore di film e fiction. Dal 2005 è la voce solista della Piccola Banda Ikona e ha all’attivo vari album da solista, come Emisferi del 2020.
Alessandro Gwis è un pianista e compositore romano, membro del gruppo Aires Tango e autore di tre album solisti. È noto per la sua versatilità che spazia tra jazz, musica elettronica e composizioni per cinema e teatro. Ha collaborato con numerosi artisti del jazz e della musica leggera italiana, come Paolo Fresu e Gianni Morandi.
Unendo jazz, tradizioni musicali etniche e collaborazioni in ambiti come cinema e teatro, Coen, Eramo e Gwis portano nella scena musicale italiana una fusione unica di suoni e influenze, arricchita da una prospettiva internazionale e uno spirito di innovazione artistica.
Orario
(Lunedì) 17:00
Luogo
PALAZZO BLU
Lungarno Gambacorti, 9, 56125 Pisa PI
Dettagli
Relatore: Prof. Avv. Tullio Padovani Su “Il processo” di Franz Kafka sono fiorite innumerevoli interpretazioni, com’è del
Dettagli
Relatore: Prof. Avv. Tullio Padovani
Su “Il processo” di Franz Kafka sono fiorite innumerevoli interpretazioni, com’è del resto naturale per ogni capolavoro assoluto (libero, cioè, da legami rigidi e condizionanti con un’epoca storica o un costume determinato). L’intervento proposto in questa occasione non intende peraltro in alcun modo attraversare o, men che meno, pretendere di superare i sentieri tracciati nel bosco critico kafkiano; ma solo di individuarne i limiti di contesto, affrontando due questioni tanto elementari quanti pregiudiziali: a che cosa corrisponde “Il processo” di Kafka, perché vi corrisponde e quale significato assume questa corrispondenza. In altri, e più diretti, termini, si tratta semplicemente della lettura dell’opera da parte di un penalista che pratica il processo penale, e s’intende, o presuppone di intendersi, di ciò di cui il romanzo si occupa in forma espressa: la persecuzione giudiziaria, l’imputazione, lo sviluppo degli accertamenti giudiziari, la colpa, la responsabilità, la pena. Una lettura che può riservare qualche sorpresa, ed anche una nota di amarezza, forse meno ‘kafkiana’ di quel che talora si pretende di cogliere nell’opera, ma ancor più terrificante
Tullio Padovani, membro della Accademia Nazionale dei Lincei, è stato dal 1963 al 1969 allievo ordinario e poi perfezionando dell’allora Collegio giuridico della Scuola Normale di Pisa, poi confluito nell’autonoma Scuola Superiore Sant’Anna. Nel 1969 è nominato assistente ordinario di diritto penale presso la Facoltà di Giurisprudenza di Pisa e successivamente di Roma. Soggiorna a più riprese, per studio e ricerca, ad Heidelberg e a Tübingen, frequentando lo Strafrechts Seminarium e la Juristische Fakultät delle rispettive Università. Dal 1973 è professore incaricato di diritto penale presso la facoltà di Giurisprudenza di Pisa. Dal 1980 al 1989 è professore, straordinario prima e ordinario poi, presso la stessa Facoltà. Dal 1989 al 2014 ricopre lo stesso ufficio, in seguito a trasferimento presso la Classe di Scienze Sociali della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
È autore di numerose monografie di diritto penale e di alcune centinaia di saggi, relazioni, note a sentenza. Tra il 1979 e il 2004 ha collaborato assiduamente con il Ministero della Giustizia, quale membro o quale presidente di numerose commissioni di riforma del codice penale, della legislazione penale speciale e del processo penale.
Dal 2014 è posto in istituto di quiescenza, ma la sua attività prosegue ininterrotta ed intensa sia sul piano didattico (svolgendo presso la Scuola Superiore Sant’Anna corsi specialistici, a titolo gratuito), sia quello scientifico, nella condivisione di riviste e collane di temi giuridici, nella partecipazione come relatore a convegni e congressi, e, ovviamente nella pubblicistica giuridico-penale.
21div21:00IN THE PENAL COLONY | Opera21:00 Via del Cuore, 56127 Pisa PI
Orario
(Sabato) 21:00
Luogo
Teatro Sant'Andrea
Via del Cuore, 56127 Pisa PI
Dettagli
Produzione FuoriOperaregia Massimo Maranimusiche di Philip GlassVirtuoso EnsembleDirezione musicale Andrea Gottfriedcon Alessandra Indolfi, Roberta Indolfi e Michelangelo Canz
Dettagli
Produzione FuoriOpera
regia Massimo Marani
musiche di Philip Glass
Virtuoso Ensemble
Direzione musicale Andrea Gottfried
con Alessandra Indolfi, Roberta Indolfi e Michelangelo Canz
Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso
(H.A.)
Cosa fa di un uomo un uomo e di un mostro un mostro? La sua natura? Le sue azioni? La sua capacità di discernere il bene dal male?
I tre esseri umani protagonisti di questo intenso dramma, nato dalla penna di Franz Kafka nel 1914 e trasposto in forma operistica solo nel 2000 dal sapiente minimalismo di Philip Glass, costituiscono un campione di umanità sorprendente.
L’Ufficiale è indubbiamente umano nell’aspetto e nella natura; e tuttavia la sua condotta, nostalgicamente aggrappata a un passato defunto, lo porta a commettere azioni apertamente inumane. Il Condannato, pur agendo in scena con mansueta umanità, proprio a causa della stessa è descritto con connotati quasi animaleschi. Il Visitatore, dal canto suo, sembrerebbe il perfetto rappresentante della moderna natura umana; e tuttavia lo è a tal punto da ridurre la sua etica interiore a mero esercizio, facendosi inattivo spettatore di orrori a cui si oppone solo nel concetto.
I mali che la spietata creatività di Kafka riversa davanti ai nostri occhi non possono ridursi a una contrapposizione tra giusto e sbagliato, a un semplice esercizio logico ed etico: diventano espressione estetica di un’intrinseca imperfezione della macchina umana.
In una fase culturale che costantemente manifesta la necessità di spettacolarizzare il male, l’inumano, in cui proliferano mitizzazioni di figure criminali e in cui si distoglie strumentalmente lo sguardo dinanzi ai quotidiani orrori, In the Penal Colony ci ricorda, anzitempo e comunque troppo tardi, che il male raramente viene perpetrato dai mostri; e che, pur nel banale squallore che ammanta i suoi esecutori, siamo tutti complici nel permettergli di dilagare.
Le scelte registiche per l’allestimento si allineano all’essenzialità della musica: pochi elementi scenici dal profondo valore simbolico, costantemente rimescolati.
La scatola sabbiosa, isolata dal mare che ne intrappola i prigionieri, lascia il posto alla scarna sala da tè che ospita suo malgrado le spoglie del Vecchio Comandante: espressione di un’antica tradizione, nutrita da secoli di colonialismo economico e militare, quel luogo di riti familiari manifesta l’ossessivo attaccamento alla tradizione e pone una maschera di rassicurante civiltà sull’abietta condotta dei suoi occupanti.
L’altro elemento preminente è la parola: scritta, letta, pronunciata; parola degli autori e di altri pensatori, che riecheggia di forme e di significati.
Il Verbo, che nel racconto di Kafka più che farsi carne nasce nella carne e di carne si ciba, si diffonde sulla carta, sui corpi dei performer, nell’aria densa di note e di silenzi; penetra nelle ossa e troneggia sullo schermo-fondale, attraverso il quale il Visitatore offre allo spettatore il suo privilegiato punto di vista.
La Macchina, perversità dell’ingegno umano, esiste solo nell’immaginazione: non c’è nulla di orribilmente vivido come ciò che abita i più oscuri recessi della nostra mente.
CREDITI:
Direzione: Andrea Gottfried
Visitatore: Riccardo Botta
Ufficiale: Giorgio Valerio
Musicisti: Virtuoso Ensemble
Performer: Alessandra e Roberta Indolfi, Michelangelo Canzi
Regia, Scene, Costumi: Massimo Marani
Coreografie: Alessandra e Roberta Indolfi
Dramaturg: Massimo Marani
Consulenza video: Studio Cult