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MERCOLEDì 8 DICEMBRE 2021 | ORE 18.00
AUDITORIUM PALAZZO BLU
Lungarno Gambacorti,9-Pisa
MOSè
musica di Giacomo Orefice
a cura di FuoriOpera
poema drammatico di Angiolo Orvieto
musica di Giacomo Orefice
allestimento in forma di concerto a cura di FuoriOpera
personaggi e interpreti
MOSÈ tenore Riccardo Botta
GIOSUÈ baritono Giorgio Valerio
MYRYIAM mezzo soprano Julija Samsonova
SMENDÉS, nobile egiziano, baritono Daniele Girometti
FARAONE basso Ernesto Morillo
KHITI, principessa egiziana, soprano Anna Chierichetti
L’ANZIANO, canto e voce narrante, Fabio Midolo
pianoforte e concertazione ANDREA GOTTFRIED
La nuova produzione della Compagnia FuoriOpera porta al festival Nessiah un autore praticamente dimenticato ma dal grande spessore musicale.
Giacomo Orefice nacque a Vicenza il 27 agosto 1865 da Giuseppe e da Carlotta Levi, entrambi di antica e agiata famiglia di origine ebraica.
Iniziò presto gli studi musicali, poi completati al Liceo musicale di Bologna ove ebbe maestri i compositori Alessandro Busi e Luigi Mancinelli e nel 1885 si diplomò in composizione, presentando come saggio finale le brevi scene liriche L’oasi (testo di Giovanni Dal Monte). L’anno seguente si addottorò in giurisprudenza. Gli esordi nella professione musicale lo videro, come d’uso all’epoca, nelle vesti di pianista di musiche proprie, alcune delle quali figurano fra i suoi primi lavori pubblicati. Il successo arrivò nel 1901 con l’opera Chopin, quattro quadri su libretto di Angiolo Orvieto, rappresentata al teatro Lirico di Milano e destinata a diventare la sua composizione più famosa.
A determinarne la fortuna, al di là delle intrinseche qualità artistiche, fu l’accattivante singolarità dell’opera, che mette in scena la figura di Frédéric Chopin attraverso una scelta delle sue musiche. L’amicizia con Angiolo Orvieto, il librettista di Chopin, fine intellettuale e poeta i cui versi Orefice aveva già musicato nel 1901 in una raccolta di 12 Liriche per canto e pianoforte pubblicata da Sonzogno (1903), non mancò d’influenzare le sue scelte letterarie, indirizzandolo verso nuovi orizzonti e nuove scoperte, in particolare verso la letteratura russa, che andava rivelandosi proprio allora al pubblico italiano. Al sodalizio con Orvieto si devono due lavori che si distinguono dai precedenti per nerbo drammaturgico, finezza di caratterizzazione e un uso più accorto e ponderato delle risorse musicali: il poema drammatico in 4 atti Mosè (Genova, teatro Carlo Felice, 1905), rivisitazione in chiave ebraica della vicenda mosaica in buon anticipo sul Moses und Aron di Schönberg, e l’atto unico Il pane altrui (Venezia, teatro La Fenice, 1907), adattamento di Orvieto (sulla base della versione francese) della commedia Nachlebnik (Il mangiapane) di Ivan Turgenev, dove le ascendenze veriste di Orefice ben si adattano a riprodurre il ‘realismo sociale’ dello scrittore russo. (fonte: Enciclopedia Treccani)
Lo spettacolo propone una riduzione in forma di concerto dell’opera mantenendone il filo narrativo.
La Compagnia FuoriOpera
FuoriOpera ha come obiettivo valorizzare la cultura operistica italiana, rendendola “sostenibile” e riportandola ad una dimensione popolare di facile accesso. Le opere, proposte in forma da camera, sono ridotte nei tempi e negli spazi, eliminando di fatto le barriere tra pubblico e artisti in un’esperienza totalmente immersiva.
Espressione massima del “Made in Italy” culturale, l’Opera “sostenibile” diventa un distillato d’arte musicale e teatrale.
Gli allestimenti sono realizzati ad hoc in ambienti insoliti, dove la bellezza architettonica e il fascino d’altri tempi si fondono con la magia dello spettacolo e l’emozione della musica.
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